foto natura sabaudia fauna flora animali piante fiori fotografo naturalista Saverio Gallotti Photo Collection
                                                         
 
                                                                                                    

La fotografia, oggi, è un’arte. Personalmente, preferisco una bella fotografia a una crosta, sia pure di firma illustre. Il fatto è che anche la foto non va considerata una riproduzione oggettiva, ma restituisce, anzi ri-crea la realtà negli occhi e secondo la sensibilità di chi la scatta.

Conosco Saverio Gallotti da quasi un quarto di secolo. Lo incontravo esclusivamente nello scenario di Sabaudia, sull’incomparabile arenile delle Dune. Era un giovane di straordinaria e semplice eleganza, dentro un paesaggio naturale. A contatto con gli elementi, con il sole, con il mare, con il vento. Per molto tempo ho creduto che fosse uno “sportivo”, e basta. Il cordone ombelicale lo legava a Sabaudia. Il mondo di Saverio Gallotti era, ed è, Sabaudia. Ogni tanto, sì, con una sorta di pudore, mi accennava alla sua “bambina”.

Poi, ho capito. Non era soltanto un frequentatore immancabile di quel paesaggio bellissimo. Si alzava all’alba, solcava quelle acque a nuoto o in barca. Pagaiava sino a Torre Astura, in solitudine e talora in condizioni di rischio. Esattamente, era, per virtù d’amore, un’emanazione genuina di quei luoghi, il custode di quel paesaggio, un po’ come un indiano nella sua riserva, ma questa volta dinanzi a uno sconfinato deserto d’acqua.

La sua bambina era la macchina fotografica. E la sua inclinazione alla fotografia non era un hobby. Forse lo pensava lui, per discrezione, per ingenuità.

Quando mi è capitato di guardare le foto, è stata una rivelazione: di lui e di Sabaudia, che pure conoscevo e prediligevo.

Una  Sabaudia così non l’ha mai vista nessuno. Forse non esiste? Nient’affatto. E’ anzi quella autentica, precedente e indipendente rispetto a qualsiasi sovrastruttura. E’ una Sabaudia che si svela, come una divinità gelosa, a chi  l’ha interrogata, per anni e anni, nello spirito e nel corpo, con una dedizione assoluta, al limite religiosa.

E’ una Sabaudia segreta e felice, quella che affiora dalle foto di Saverio Gallotti, che la Mostra ulteriormente sintetizza in una galleria esemplare. Felice perché fuori del tempo, integra, un luogo ideale che va preservato, come un patrimonio collettivo. Con una sua fisionomia inconfondibile: un lunghissimo tappeto di sabbia fiancheggiato da una dolce e mobile collina, la sagoma antropomorfica del promontorio, le anse misteriose del lago, il mare fatato con una sua musica infinita.

Colpisce in queste foto l’essenzialità del linguaggio. Sono di qualità lirica, ma senza enfasi, per limpidezza. Raccontano un segreto, prossimo all’origine della creazione, fatto di silenzio e di luce, di albe e di tramonti magici. Appare la pace degli elementi, il sogno di unità. Il mare è la fonte fascinosa del desiderio, ma è anche uno specchio, in cui il cielo si riflette. Gli uccelli sono colti in volo, dentro un vestito luminoso di azzurro. Talora si ammirano nel doppio tremulo dell’acqua, come nella favola di Narciso.

Tutto è essenziale, ma i particolari sono tutto: la meraviglia di un fiore nella sabbia, una distesa variopinta di conchiglie, un fiocco di nuvola vagante. Persino una folgore  qui non altera gli equilibri, non introduce una nota drammatica, invece è un’occasione della luce, un annuncio effimero e dunque tanto più prezioso, della bellezza.

Manca il chiasso umano. Il fotografo sta da qualche parte, memore e dimentico, appostato, in lunghe veglie, per cogliere quelle epifanie, per testimoniare il miracolo.

                                                                   

Sergio Campailla,   saggista, critico e scrittore tra i più prestigiosi del panorama letterario italiano.
Ha pubblicato i romanzi:
Una stagione in Sicilia (1981), Il paradiso terrestre (1988), Domani domani (1992), Romanzo americano (1994),
La Divina Truffa (2008).
È docente di
Letteratura italiana nelle Università di Roma e di Napoli.