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l'Eclissi

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Luogo comune, a volte abusato, è quello di riferirsi a fenomeni ed avvenimenti della vita “irripetibili”. Credo che se soggettivamente tale concetto sia certamente possibile, collettivamente lo è già molto meno. Dovendo immaginare un evento naturale realmente irripetibile, una dei primi pensieri è rivolto a l’eclissi di Sole. Fenomeno generato dall’interposizione della Luna tra il Sole e la Terra, che in Italia si manifesterà nuovamente solo nel 2081.

L’ 11 agosto del 1999, questa era la data ineluttabile dell’ultima eclissi di Sole del secolo. L’occasione era unica, ma per assistere alla prima, e probabilmente unica, eclissi di Sole della mia vita mi sarei dovuto spostare al nord dell’Italia. Optai per una località montana dell’Austria, facilmente raggiungibile in treno, e proprio al centro della zona d’ombra prodotta dell’eclissi. Il fatidico giorno già mi trovavo, in trepida attesa, nel villaggio austriaco. Il rumore sordo della pioggia battente mi destò all’alba, mi sentii raggelare, tanta strada per cercare di fotografare un avvenimento unico, e pioveva a distesa.

Fuori dell’albergo incontrai due appassionati di astronomia provenienti da Genova, anche loro guardavano sconsolati il cielo plumbeo. Decidemmo di spostarci insieme in alta quota verso un valico alpino, ma nulla cambiò, la pioggia intermittente e il cielo coperto da dense nubi grigie non concedevano alcuno spazio all’ottimismo.

La fase di eclissi del Sole iniziò, ma l’unica percezione che avevo dell’evento era la lenta e progressiva diminuzione della luce. Dopo un’interminabile e spasmodica attesa, all’improvviso, pochi minuti prima dell’eclissi totale del Sole, tra le nuvole nere si aprì inaspettatamente un varco. Apparve d’incanto uno spettacolo grandioso.

Del sole, ormai coperto quasi del tutto dalla Luna, rimaneva solo uno spicchio abbagliante di luce. Ebbi giusto il tempo per fissare il cavalletto e regolare il fuoco del teleobiettivo, per iniziare a riprendere l’eclissi che stava giungendo al suo culmine. La luce si fece sempre più livida, poi un ultimo, abbagliante, raggio di luce produsse l’anello di diamante e sparì repentino dietro la superficie lunare.

D’improvviso fu la notte. Un disco nero, avvolto da una corona di fuoco, si accese grandioso nel cielo buio, ardendo luminoso. Le tenebre avvolsero tutto il paesaggio, un silenzio inquietante calò all’improvviso, e in questo scenario spettrale un gelido vento si levò impetuoso.

La vita tutta attorno trattenne il fiato e si fermò stupita, attonita, restò sospesa, in attesa. Un’angoscia profonda, ancestrale, mi pervase; ed un pensiero interiore mi scosse. L’anello di fuoco che dardeggiava supremo, nel buio totale, mi apparve d’un tratto come un grande occhio di luce, che ci sovrastava assoluto, imponente, dallo spazio infinito. Era l’occhio di Dio!

Alcune grida, disperate, di donna, ruppero ad un tratto quel silenzio mortale, mentre sconvolto a fatica continuavo a scattare. Poi, fu di nuovo la luce. Il primo raggio di Sole spuntò abbagliante da dietro la  sfera lunare, squarciando di colpo le tenebre. Gli uccelli ripresero a cantare, i cani abbaiarono, e il cuore del mondo riprese a pulsare, più vigoroso di prima, inneggiando di nuovo al Creatore.

Un’euforia collettiva contagiò tutti quanti, grida di gioia, abbracci, lacrime; come dopo aver scampato un grave pericolo. Ancora smarrito, mi venne da pensare a quando lessi, incredulo, che nel medioevo il manifestarsi inaspettato delle eclissi solari spingesse gli uomini, in preda al panico, a gettarsi nei pozzi o a compiere altri gesti inconsulti. E ne compresi finalmente il perché.